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17/08/2020
Common Goal: il calcio è anche solidarietà

Calcio e solidarietà, questo in estrema sintesi il perno su cui ruota Common Goal, il progetto lanciato tre anni fa da Juan Mata, centrocampista del Manchester United e campione del mondo nel 2010 con la Spagna.

Common Goal permette ai calciatori che lo sostengono di donare l’1% dello stipendio a favore di un fondo collettivo di beneficienza e molti, circa 160, sono i calciatori e le calciatrici che vi aderiscono.

Ultimo in ordine di tempo ad unirsi è stato Paulo Dybala che, in una sua recente intervista ha tenuto a sottolineare che “ogni calciatore ha armi potenti a disposizione: le persone danno più attenzione ai giocatori che non ai presidenti o primi ministri. Dobbiamo usare questo potere per dare messaggi positivi ed essere modelli forti”.

Tra i nomi più famosi degli atleti che hanno dato la propria disponibilità al Common Goal, oltre a Dybala, spiccano quelli dello juventino Giorgio Chiellini, tra i primi a rispondere all’appello del collega Mata nel 2017, del giovane Marc Cucalòn del Real Madrid, del tedesco dell’Herta Berlino Alexander Esswein, dell’allenatore del Liverpool neo campione d’Inghilterra Juergen Klopp e molti altri.

Il fondo costituito dal Common Goal è gestito dalla Ong “streetfootballworld”, fondata nel 2002, che promuove progetti in ogni angolo del Sud del mondo muovendosi con questo slogan “we want to change the world through football”.

La motivazione che spinse Mata a dar vita al Common Goal la troviamo in queste sue parole: “ho pensato a tutto quello che mi aveva dato il calcio. E ho pensato a ciò che volevo lasciare in eredità. Sapevo quanto ero stato fortunato ad aver avuto le opportunità che ho avuto. E anche se sono stato già impegnato in opere di beneficenza, sapevo di voler fare qualcosa di più. Voglio assicurarmi che altri ragazzi abbiano le opportunità che ho avuto io. Così, a partire da oggi, sto impegnando l’1% del mio stipendio in Common Goal, un fondo collettivo gestito dalla streetfootballworld che supporta le organizzazioni di calcio in tutto il mondo. È un piccolo gesto che se condiviso può cambiare il mondo. Sto chiedendo ai miei colleghi professionisti di unirsi a me nel formare un team di 11 giocatori di Common Goal. Insieme possiamo creare un movimento basato su valori condivisi che possano diventare parte integrante dell’intero settore del calcio, per sempre”.

La speranza è che molti altri calciatori indossino la maglia del Common Goal.